Campi Elettromagnetici e Salute
Concetti generali
Lo sviluppo tecnologico degli ultimi decenni ha portato ad una aumento esponenziale, sul territorio nazionale, della presenza di sorgenti di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici legate ad attività umane, quali soprattutto la produzione e distribuzione dell’energia elettrica, le telecomunicazioni, le applicazioni industriali e quelle in ambito sanitario. Se, da un lato, l’uso di queste tecnologie ha innegabilmente contribuito a migliorare la qualità della vita, dall’altro lato ha destato l’attenzione del pubblico verso la problematica dell’esposizione della popolazione alle radiazioni non ionizzanti e dei rischi per la salute connessi al loro utilizzo. Si tratta di una problematica particolarmente delicata, a causa, soprattutto dell’intangibilità e dell’invisibilità degli agenti fisici in questione: ciò rende la percezione del rischio elevata, soprattutto da parte della popolazione esposta, e facilmente influenzabile dai meccanismi di comunicazione del rischio stesso.
Da molti decenni le interazioni tra campi elettromagnetici e sistemi biologici ed i possibili rischi per la salute connessi all’esposizione ai campi sono oggetto di studio da parte della comunità scientifica internazionale. Da un lato, è stato accertato che esposizioni a livelli di campo superiori ad una certa soglia causano effetti acuti e transitori, che cambiano in relazione al range di frequenza del campo. Il rispetto dei limiti di esposizione garantisce la protezione rispetto al verificarsi di tali effetti, poichè essi vengono stabiliti applicando opportuni fattori di riduzione ai predetti valori di soglia. Al contempo, gli effetti associati ad esposizioni prolungate a bassi valori di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici sono tutt’oggi oggetto di controversia, con la presenza di risultati contrastanti nella letteratura scientifica.
Prima di andare più a fondo nella questione, è importante chiarire alcuni concetti di base.
Nel settore della protezione dai campi elettromagnetici si riscontra, talvolta, un uso improprio dei termini interazione, effetto biologico ed effetto sanitario (danno), che sembra riflettere un certo livello di confusione concettuale. Un effetto biologico si verifica quando l’esposizione provoca qualche variazione fisiologica notevole o apprezzabile in un sistema vivente. Un effetto biologico non necessariamente si traduce in un effetto sanitario, il quale si verifica quando la variazione fisiologica eccede la capacità dell’organismo di compensarla, e ciò porta a qualche condizione di detrimento della salute.
Inoltre, un effetto di danno alla salute di un individuo esposto a campi elettromagnetici si considera accertato se si verificano le seguenti condizioni:
- l’effetto è supportato da evidenza scientifica ottenuta da studi pubblicati nella letteratura scientifica pertinente;
- l’effetto è stato dimostrato da laboratori indipendenti;
- c’è consenso nella comunità scientifica che l’effetto si verifichi in determinate condizioni di esposizione
Gli effetti acuti accertati dell’esposizione a campi elettromagnetici sono la stimolazione dei tessuti eccitabili nel caso dei campi di bassa frequenza, ed il riscaldamento dei tessuti dovuto all’assorbimento di energia elettromagnetica nel caso dei campi a Radiofrequenza.